Pensieri circolari

se i pensieri vanno dritti spesso sbagliano mira

22/07/09

Per mettersi in mezzo. (7)

21/7/09
Ieri sera era prevista una riunione di condivisione tra i due gruppi di volontari che convivono nel villaggio. Uno è il gruppo a cui partecipo io che è formato solo da italiani e l'altro invece è formato da nordamericani.. I due gruppi lavorano coordinati dividendosi i diversi compiti di accompagnamento e scorta. Purtroppo è più facile far fare pace agli altri che fare pace con chi si ha vicino. Tra i due gruppi c'è un po' di tensione e una delle due americane presenti ha condiviso la cena scrivendo per tutto il tempo al computer. Alla riunione degli italiani che è seguita ci siamo detti un po' come stiamo. Qualcuno è stanco, i ragazzi che stanno con i bambini sono un po' delusi perché non si sentono valorizzati, io sono un po' scocciato di sentirmi continuamente dire come dovrei essere vestito e come dovrei comportarmi con gli uomini e con le donne. Ci sto facendo un po' le misure ma è veramente noioso dopo aver “lottato” per una vita per vedermi riconoscere il diritto di essere vestito male come voglio adesso mi trovo costretto da un mare di regole e norme a comportarmi in maniere che trovo assurde per non scandalizzare le persone del luogo.
Alla fine della riunione bisogna decidere i compiti per l'indomani. Mi chiedono se ho voglia di andare in un villaggio a un'ora di cammino dal nostro villaggio per fare da testimoni nel caso la polizia intervenisse presso dei palestinesi che vogliono costruire. Si sa che si deve partire presto ma non si sa quando si ritorna. Io mi preoccupo a stare sotto il sole diretto del deserto per troppe ore. Già la volta scorsa quando sono tornato nel primo pomeriggio dopo la mattina ad accompagnare pastori mi sentivo in ebollizione e la pelle delle mani, nonostante la crema protezione 50, cominciava ad essere arrossata col rischio di farmi stare male per i giorni successivi. Condivido questa mia preoccupazione perché non vorrei creare problemi il giorno dopo a chi è con me a svolgere il mio compito. Mi sembra che Fra sia preoccupato ma Miki insiste perché ci vada io invece di lui. Non so se lo fa perché vuole lasciarmi la possibilità di vivere l'esperienza (anche se non ambisco più di tanto di trovarmi nei casini) o perché non ha voglia di passarsi una giornata a cuocere. Alla fine rimaniamo d'accordo io e Fra: sveglia alle 6 e partenza alle 7.
La notte cambio di nuovo posto, mi metto in un punto un po' ventoso, fuori nello spiazzo con i tappi per le orecchie. Durante il giorno infatti non si sente un cane abbaiare ma durante la notte si scatena il finimondo. Ogni mezz'oretta i cani cominciano ad abbaiare e vanno avanti per parecchio rispondendosi con l'intermezzo saltuario degli asini che ragliano e l'accompagnamento mattutino dei galli e di uno stormo di passeracei che ha pensato bene di fare un condominio di nidi nella soletta della casa sopra la nostra. Alla fine dormo senza punture ma la mattina sono un po' rattrappito dal freddo.
Dopo le lunghe abluzioni mattutine partiamo. Quando arriviamo all'altro villaggio andiamo a cercare Id. Parla bene inglese, l'avevo incontrato all'azione lungo la strada e mi aveva parlato ma pensavo fosse di Ta'yush, l'organizzazione pacifista israeliana. Ci fa sedere e ci offre l'immancabile te. Ci racconta che ha chiesto il nostro intervento perché nel villaggio vogliono costruire undici latrine. Il villaggio è abitato da beduini ed è formato da recinti coperti da tende o da blocchi di cemento di due stanze. Ma non c'è il bagno e neppure la latrina. Per i loro bisogni si allontanano nel deserto. Ma ogni tanto è successo che qualche colono ha inseguito chi cercava di fare i suoi bisogni nella landa desolata. Così vogliono costruire delle latrine tra le case del villaggio ma sono senza autorizzazione. Il villaggio è stato letteralmente circondato da una colonia israeliana che ha le sue reti di recinzione che corrono a meno di 10 metri dalle case dei palestinesi, molto più vicina di quanto sia vicino il villaggio dove è la nostra casa alla colonia vicina.
Le undici latrine verranno costruite in due fasi. Prima i palestinesi faranno i buchi per terra e poi una associazione spagnola che paga anche i lavori di scavo manderà dei volontari che in una settimana costruiranno le latrine. Ma tutto questo senza autorizzazione. Per questo Id ci ha chiamato, vuole che restiamo con loro nel caso venga la polizia ad impedirgli di proseguire lo scavo. Noi dovremo solo fare i testimoni, cosa che probabilmente già servirà ad impedire l'arresto.
Fortunatamente i lavori sono in mezzo alle case per cui la paura del giorno prima era infondata. Non saremmo rimasti al sole per tutto il giorno, anzi poco dopo che ci siamo seduti all'ombra osservando un signore basso e corpulento che maneggia un martello pneumatico arriva il secondo te della giornata.
Dopo una mezz'ora arriva una macchina della polizia della colonia che da dentro si ferma ad osservare. Gli operai continuano a lavorare seminascosti da alcune coperte ma il rumore del compressore e del martello pneumatico è molto alto. A noi ci chiedono di rimanere seduti e defilati anche se subito mi ero messo a filmare in direzione della colonia facendo il vago per arrivare a filmare l'auto della polizia. La polizia poi se ne va lasciando in ansia tutti.
Ogni tanto, quando si avvicinava qualche mezzo sospetto io e Fra tiravamo fuori la videocamera. Sembravamo due pistoleri col le loro amate pistole. Anche Id ci scherza sopra. In effetti queste telecamere per questi palestinesi sono armi potenti, che li fanno sentire sicuri.
Il resto del giorno però passa in una condizione atarassica. Nello stupore di Id non si fa vedere più nessuno, né polizia né militari. Anche volessimo dare una mano ci viene chiesto di rimanere estranei ai lavori per poter essere meglio semplici testimoni. Noi stiamo sotto una tenda a parlare con qualcuno dei figli della famiglia a cui stanno costruendo la latrina (non ne mancano perché sono 8 figlie e 11 figli) e ogni tanto ci portano un te. A pranzo ci offrono un piattone con un imbrogliata di pane arabo e verdure condite con molto olio e pecorino, molto gustoso.
A metà pomeriggio un piccolo momento di tensione perché una jeep e due humvee (grossi jeepponi militare larghi larghi) che in mattinata erano passati senza fermarsi al ritorno si fermano vicino al villaggio e i militari scendono. I palestinesi sono un po' preoccupati anche se ci dicono che per loro è una cosa abituale vedere questi veicoli fermarsi al villaggio vista la loro vicinanza alla colonia. Anche la pattuglia militare però poco dopo riparte senza disturbare il lavoro di scavo che avanza.
Intanto che siamo lì una delle bambine di quattro o cinque anni, una vera bambolina bisquit, si avvicina a me e comincia ad sfiorarmi la testa calva (che da queste parti è una vera rarità riservata solo alle persone molto anziane). Io mi metto a scherzare con lei ed arriviamo quasi a sfiorarci il naso. A quel punto però uno dei suoi fratelli di uno o due anni più grande di lei comincia a sgridarla e a darle anche dei colpi. Io cerco di dirgli di non farlo. Quando poi la bimba si riavvicina a me nuovamente il fratello riparte alla carica per allontanarla. Di nuovo cerco di dirgli di lasciarla stare ma si sente investito di un compito superiore. E la bambina si allontana con un visino che era un enorme punto interrogativo. Non so se alla fine si metterà il velo sperando di trovare un marito che la terrà in casa a lavorare e a fare figli o se invece lascerà la sua casa per emigrare in qualche altro paese in cui essere libera di relazionarsi con persone dell'altro sesso senza essere redarguita, ma sicuramente non stava capendo cosa c'era di male nella sua voglia di affetto e di comunicazione.
A tardo pomeriggio, quando il buco della prima latrina è completato e i beduini si stavano apprestando ad attaccare il secondo noi dobbiamo partire. Ci chiedono di tornare il giorno dopo e magari anche di dormire lì in modo da poter avere qualcuno anche se continuano a scavare la sera. Si vede che ci tengono molto alla presenza internazionale.
Lungo la strada Fra rimane un po' indietro e alla fine, quando gli dico che abbiamo messo 50 minuti mi dice “Un record di velocità. Meno male che avevi paura di non farcela”. In fondo un beduino si era stupito quando gli ho detto che avevo 51 anni dicendomi che me ne aveva dati al massimo 30, bontà sua, anche se in effetti i trentenni di qui sembra che abbiano 50 anni. La vita da queste parti ti consuma presto.

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Per mettersi in mezzo. (4)

18/7/09
Al risveglio ti rendi conto di quanto possa essere complicato fare le cose più semplici come lavarsi se le attrezzature non sono adeguate. Nella nostra casa manca l'acqua corrente come in tutte le case del villaggio e ti devi arrangiare con i bidoni, ma la carta igienica sporca la devi buttare in un sacchetto per non ostruire lo scarico. Dopo quasi un'ora di abluzioni alla fine mi sento ancora non molto pulito.
Per oggi gli abitanti del villaggio hanno deciso di fare una manifestazione all'ingresso della colonia. Mi dicono che alcuni giorni fa una casa palestinese in costruzione è stata danneggiata e loro suppongono siano stati i coloni. Noi li accompagneremo. Quando si è scoperto Francesco e Michele che erano appena tornati a Gerusalemme avrebbero avuto voglia di tornare per partecipare all'azione. Io invece pensavo che iniziare con una manifestazione presso la colonia non era proprio il miglior battesimo. Ma sono andato fiducioso.
Alla fine ho visto tutti: palestinesi, soldati, polizia e pacifisti israeliani. Solo i coloni hanno fatto i timidi e non si sono presentati eccetto che il loro capo della sicurezza.
I palestinesi hanno messo dei cartelli in cui chiedevano il diritto dei loro diritti umani e delle pietre ad ostruire il passaggio dei mezzi dei coloni nelle loro terre, perché, come ho scoperto dopo, nei giorni passati avevano tracciato una pista nei loro campi, presumibilmente con l'intenzione di andare ad insediarvisi. Polizia ed esercito sono rimasti a controllare e quando il capo della polizia ha assicurato che il giorno dopo avrebbe preso in esame nel suo ufficio le lamentele dei palestinesi la manifestazione si è sciolta. A prima vista sembrerebbe una vittoria di Pirro, ma in questo contesto perfino una azione simbolica di questo tipo diventa sostanziale. Ale e Fabio erano stupiti che tutto si fosse svolto così serenamente, senza pestaggi di palestinesi o arresti di pacifisti israeliani, l'hanno considerata una grande conquista del movimento nonviolento dei villaggi a est della “bypass road”, questa strada su cui possono passare solo le auto israeliane, che in 45 minuti collega a Gerusalemme contro le 2 ore necessarie per fare lo stesso tragitto lungo le strade dei territori palestinesi.
Alla fine dell'azione siamo tornati alla casa è lì l'animatore delle azioni nonviolente ha tenuto una piccola riunione per spiegare ai neofiti degli internazionali e dei pacifisti israeliani che tutti i prossimi sabati verranno organizzate delle azioni dai villaggi che nei mesi scorsi hanno fatto formazione sull'azione nonviolenta, tutti, nonne e bambini. E a tutti è stato offerto te con il timo.
Nel pomeriggio è venuto in visita lo sceicco di una cittadina vicina. Nulla di esotico, ha cinque mogli ma insegna religione nella scuola pubblica. Probabilmente era venuto per dirci come ci si deve comportare perché ha esordito spiegando che solo chi segue i comandamenti di Allah andrà in paradiso e gli altri invece andranno nel fuoco, che se in Palestina ci sonno dei problemi è perché né ebrei né cristiani né molti mussulmani seguono i comandamenti di Allah Quando gli ho fatto notare che i coloni israeliani, anche se probabilmente non dicono la verità, sono convinti di seguire i comandamenti di Dio è rimasto un po' spiazzato. Gli ho spiegato che mi piacerebbe vedere una moschea ma che non essendo mussulmano non potevo entrarci. Mi ha detto che basta leggere le scritture per diventare mussulmano e quando gli ho detto che sapevo che il Corano può essere scritto solo in arabo mi ha detto che il corano è tradotto in tutte le lingue e che se trova il CD col Corano in italiano me lo regala. Alla fine non ci ha sgridato per i nostri comportamenti ma si è messo a spiegare a Fabio che il libro di arabo che sta usando non va bene perché ci sono frasi tradotte non in arabo corretto ma in arabo “della strada”. E quando se n'è andato mentre agli altri ha stretto la mano a me ha battuto il cinque.

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28/04/08

Ecologia, nonviolenza e femminismo?

Nelle settimane scorse si è messo in moto un processo che ha portato alla formazione di una "RETE di donne e uomini per l'ECOLOGIA, il FEMMINISMO, la NONVIOLENZA".

Con tutto il rispetto per le femministe, le prime due discriminanti della rete mi trovano affine, direi quasi che mi attirano, ma la terza mi trova parecchio distante. Non sono e non intendo diventare femminista come non sono e non intendo diventare maschilista o calvista o occhio celestista, anche se nelle categorie dei maschi, dei calvi e dei cerulei io rientri a tutti gli effetti perché non trovo corretto discriminare, cioé distinguere, trattare diversamente, le persone sulla base delle loro caratteristiche fisiche. Lascio a voi definire la discriminazione basata su aspetti fisici. Con questa frase mi attirerò sicuramente le ire e l'indignazione di molti, ma non vorrei che questa mia affermazione venisse presa come una provocazione o peggio come una battuta. Non voglio negare le differenze, non voglio negare che nella nostra società vi siano discriminazioni sulla base delle caratteristiche fisiche, siano esser il colore della pelle o il sesso, ma anzi proprio per questo vorrei evitare di confermare queste anomalie pensando di contrastarle. Mi risulta ovvio che in questo frangente culturale la difesa dei diritti delle donne è ancora, e forse ancora di più, una questione cruciale, ma, come esempio per farmi capire, trovo aberrante che i Comuni, anche dietro spinte femministe, attuino"politiche di sostegno alle madri" invece che "politiche di sostegno ai genitori" principalmente perché trovo ghettizzante dare anche nel linguaggio per scontato che sia la donna ad essere aiutata, confermando implicitamente il pensiero che la cura dei figli è esclusiva competenza delle donne. E quando l'ho fatto notare ad agguerrite femministe neppure si rendevano conto che difendendo i diritti delle donne in quella maniera invece che difendendo i diritti di quelle donne in qualità di genitori realizzavano ciò contro cui loro lottavano. Se penso che nonviolenza ed ecologismo sono due facce delle stessa medaglia, non altrettanto penso riguardo alle prime due e il femminismo, mi limito a pensare alle diversità che all'interno della nonviolenza ci sono sempre state sul tema dell'aborto. Può esserci un femminismo nonviolento come può esserci una anarchia nonviolenta, ma dare per scontata la contiguità mi pare foriero di difficoltà notevoli in futuro. Vado a prendere e portare i miei figli, faccio da mangiare alla famiglia, mi prendo cura della casa regolarmente ma non sono femminista, come pure vado a lavorare, col mio stipendio contribuisco a mantenere la famiglia, guido la macchina ma non sono maschilista e mi chiedo se anche questa volta mi troverò ad essere un border line, né carne né pesce, mezzo adepto e mezzo rinnegato perché non aderisco a tutte le etichette in cui vengono ristretti i processi politici da chi lancia gli appelli? Mi dispiacerebbe molto anche perché tutto ciò che è scritto nel documento di lancio della Rete lo condivido pienamente, anche l'intenzione di essere contro il maschilismo. :-)

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20/03/08

La diarchia: un uomo e una donna

Forse puo' interessare sapere che in Italia c'e' un'associazione nelle cui regole esiste gia' il concetto di "50 e 50" tra uomini e donne. Negli scout dell'Agesci e' prevista dal 1974 la diarchia, cioe' che tutte le cariche associative devono essere coperte in coppia da un uome e una donna. Anche nel Consiglio generale i rappresentanti delle regioni devono essere eletti riservando una percentuale del 30% non alle donne ma al sesso minoritario, prevedendo anche la possibilita' che sia minoritario quello maschile. Bisogna riconoscere che nonostante cio' non e' cosi' raro che rimanga scoperto il ruolo femminile (anche se a volte rimane scoperto anche quello maschile) ma in generale entrambi i ruoli sono regolarmente ricoperti. Se tutte le associazioni di volontariato, le onlus, le ong, i partiti e tutte quelle strutture sociale che propongono l'equivalenza tra uomini e donne cominciassero ad adottare simili criteri, forse le cose comincerebbero a migliorare e sarebbe piu' facile e credibile proporlo anche in contesti piu' generali come i parlamenti e le elezioni.

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