Pensieri circolari

se i pensieri vanno dritti spesso sbagliano mira

16/02/10

Oltre i cortei e le elezioni

Qualcuno pensa ancora che la degenerazione dell'Italia attualmente in corso possa essere fermata con cortei e elezioni.
Alla fine dell'ottocento i lavoratori, gli sfruttati di allora, hanno cominciato a capire che serviva un lavoro più profondo, di formazione e organizzazione, di diffusione delle conoscenze e delle basi etiche. Bisogna riprendere da allora ma evitando le derive ideologiche pur vaccinandosi dall'invadenza dei profittatori. Un lavoro lungo, di generazioni.
In questa maniera sono riusciti a mettere in discussione il privilegio dei ricchi su tutti gli altri. Ma con gli anni i ricchi hanno capito che dovevano organizzarsi per riprendere il predominio. Dopo un po' di tentativi mal riusciti (golpe Borghese) e di contraccolpi sfruttati al meglio (terrorismo) hanno sostenuto la Lega e Berlusconi, fatto la P2 e tutto il resto. Adesso tocca agli sfruttati riequilibrare le cose se non vogliono rimanere schiacciati per decenni

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13/07/09

Armi leggere

Se i nostri governi si interessassero del bene dei loro cittadini avrebbero un comportamento diametralmente opposto a quello che tengono, soprattutto per quanto riguarda le armi e gli armamenti.

Alle minacce alla vita dei loro cittadini non rispondono in relazione alla pericolosita' ma a criteri molto piu' perversi che mischiano interessi personali e consociativi, fobie e pigrizie.
Non vorrei sembrare macabro con una contabilita' di morti ma penso che aiuti a riflettere.
I governi occidentali stanno restringendo perfino i diritti fondamentali con la scusa del terrorismo internazionale che per ora in Italia non ha fatto vittime e che, almeno finora e negli altri paesi europei, ha fatto qualche centinaio di morti.
Allo stesso tempo non fanno quasi niente, non limitano neppure la velocita' delle macchine che ha dimostrato poter ridurre notevolmente il numero di morti (e feriti) sulle strade che solo in Italia arrivano ad essere 6/7.000 all'anno.
Discorso analogo e' quello delle armi leggere che ogni anno procurano qualche centinaio di morti in Italia e proporzionalmente molto di piu' nei paesi in cui l'uso delle armi non e' regolementato. A partire dai cacciatori (o anche passanti) uccisi o feriti nelle battute di caccia, per arrivare ai banditi (e passanti) colpiti da armi "regolermente detenute", e finire con coloro che, come si e' visto in varie occasioni, pensano di difendersi con pistole e fucili e quello che alla fine ottengono e' solo di morire, uccidere e spargere dolore ovunque.

Forse anche le armi della polizia sono di troppo (ai tempi in cui i bobbies di Londra giravano disarmati la delinquenza londinese era molto meno pericolosa) ma sicuramente proibire le vendita di armi leggere ridurrebbe drasticamente il numero complessivo di morti e feriti senza ridurre la sicurezza complessiva ma, al contrario, aumentandola. E se qualcuno si diverte tanto a sparare a qualcosa vorra' dire che sara' costretto a farsi passare la voglia dedicandosi ad altre attivita'.
Penso che sia una "costrizione" che val la pena di imporre per il bene di tutti, pur avendo l'attenzione di aiutare chi campa di armi a trovare un altro sistema per viviere, perche' anche se la Repubblica si basa sul lavoro deve essere un lavoro che non danneggi altri.
Per cui è un vero peccato il rultato del referendum brasiliano per l'eliminazione del commercio di armi. Una eventuale abolizione in Brasile avrebbe potuto convincere anche qualcuno che puo' in Italia a cominciare a pensare cosa far fare d'altro agli armaioli della Val Trompia, e come evitare il dolore che le armi in circolazione in Italia ogni anno provocano.

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17/04/09

Educazione all'odio in Palestina

Nel video in http://www.youtube.com/watch?v=aAuKMoEQkCI si può vedere dei ragazzi figli di coloni israeliani aggredire delle ragazze palestinesi che escono da casa.
 
Questo per dimostrare quanto sia fondamentale l'educazione di una popolazione non solo per il futuro ma anche per il presente. E in Italia l'attenzione è sempre minore verso l'educazione perché gli adulti non vogliono fare fatica e preferiscono lasciare i giovani senza educazione. In Palestina è ancora peggio e l'educazione viene usata come un arma e per questo il dolore è profondo e potrà finire solo per una catastrofe.
 
Per spiegare le cose tutto si può, anzi si deve citare, anche i palestinesi che si fanno saltare sugli autobus pieni di gente, donne e bambin. Diciamo che la differenza è che gli uomini bomba ci rimettono anche la loro vita e gli altri no. In ogni caso non penso si possa mettere sullo stesso piano chi schiaccia e chi cerca di non farsi schiacciare.
Sono entrambe frutto di una educazione all'odio vicendevole. Volendo si può anche aggiungere che tra palestinesi e israeliani i secondi sono i più democratici. Ma non è che decidere democraticamente di schiacciare un altro popolo lo renda meno odioso.
Posso aggiungere che anche i partigiani hanno ammazzato in via Rasella dei giovani cresciuti nella convinzione di dover dominare il mondo ma che avevano madri e affetti e forse erano lì contro la loro volontà. E io sono convinto che fosse possibile e auspicabile liberarsi senza torcere un capello a nessun nazista, ma non confonderei i ruoli.
 
Ci se ne può anche fregare del fatto che ci rimetta la sua vita uno che ammazza donne e bambini innocenti su un autobus perché e' un assassino.e che non si può mettere sullo stesso piano un soldato israeliano e un bambino israeliano perché la guerra si fa contro i soldati e non contro gli innocenti, ma penso che ancora peggio sia uno stato il cui esercito fa a donne e bambini lo stesso che fanno dei terroristi. A meno che non si voglia dire che tutti i bambini e le donne palestinesi sono colpevoli mentre quelli israeliani sono innocenti. Dal video si può vedere che non è vero. Almeno i terroristi non lo decidono democraticamente e potrebbero essere anche dei pazzi sanguinari mentre uno stato non può permettersi di essere pazzo e sanguinario.
Io penso anche che una guerra non si dovrebbe fare neppure contro i soldati perché anche i soldati spesso non sono che poveri cristi che si trovano un fucile in mano senza averne voglia.
Il fatto che uno ci rimetta la vita non dovrebbe servire a santificarlo ma dovrebbe far riflettere sul livello di disperazione che può avere raggiunto nella sua vita.
A me frega della vita anche degli assassini, che lo facciano per un ideale o per interesse personale. E non mi interessa solo per loro ma anche per la mia di vita. Se nego l'importanza della vita degli assassini sto cominciando a negare l'importanza della mia di vita.
Riguardo poi all'equiparare i nazisti con gli israeliani bisogna osservare che i nazisti non erano tutti pazzi sanguinari ma semplicemente un popolo educato all'odio contro il diverso, proprio come sta avvenendo in Israele adesso (o come succedeva in Sud Africa durante l'apartheid). E la prima educazione all'odio è il cercare le colpe dell'altro invece di cercare le sue ragioni.
 

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13/01/09

Il lupo israeliano e il capretto palestinese

Un branco di lupi israeliani e un capretto palestinese erano venuti presso il medesimo ruscello spinti dalla sete.
Il branco dei lupi israeliani stava più in alto, il capretto palestinese molto più in basso. Allora il capo del branco di lupi israeliani cominciò a dire "Perchè tu vuoi attentare alla nostra esistenza con le tue corna?".
Il capretto palestinese timoroso in risposta:" Come posso, di grazia, fare ciò di cui ti lamenti, oh lupo? Sto più in basso di te e se salissi da te arriverei già stanco e se anche provassi a darti una cornata, con le tue zanne e i tuoi artigli mi dilanieresti". Di fronte all'evidenza il capo dei lupi disse "Sei mesi fa dei capretti che stavo inseguendo mi hanno tirato una cornata". Rispose il capretto palestinese: "ma cosa ne posso io, che allora non ero neppure nato". Il capo dei lupi replicò ""Tuo padre, maledizione, mi ha fatto la cacca davanti, una volta che lo inseguivo". E così afferra il capretto palestinese e lo sbrana, banchettando con gli altri del branco.
Un po' più in là uno sciacallo statunitense si rivolse ad un bufalo italiano e gli disse "Il lupo ha proprio ragione, quel capretto era proprio pericoloso, il lupo ha fatto bene a difendersi" e si avvicinò al banchetto sperando che ne restasse anche per lui. Il bufalo italiano, a quel punto, si allontanò in silenzio pensando che in effetti le corna della capretta erano veramente troppo pericolose ma, sentendosi buono, se la capretta ne vesse avuto bisogno, una volta tornato, l'avrebbe sicuramente aiutata a rimettersi in piedi.

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24/11/08

Che fare?

Sempre più spesso ci sono persone che si domandano che fare per uscire dal vortice che sta facendo sprofondare la convivenza civile e sociale.
Votare non ha più senso perché il consenso viene manipolato e stravolto per mantenere il potere da chi lo detiene, l'azione volontaria viene sfruttata per i fini più diversi, spesso di lucro, l'azione virtuale rimane inefficace.
Il fatto è che penso che le popolazioni necessitino di livelli di attivazione molto significativi. Questi possono essere raggiunti per il dolore sofferto (come nel caso delle guerre) o per una pratica del conflitto che deriva da una capacità critica. Non auspicando la prima ipotesi che normalmente richiede un costo veramente alto, l'altra alternativa di trasformazione e miglioramento risulta la migliore. Ma se a questa si oppone la sterilizzazione della capacità critica l'unica possibilità che rimane è drammaticamente la prima.
Proprio per questo, se si vuole evitare la sofferenza dell'esplosione violenta dei conflitti, bisogna abituarsi a praticare una capacità critica e ad affrontare i conseguenti conflitti, imparando possibilmente a gestirli e traformarli in maniera nonviolenta, che non vuole dire semplicemente simbolica.
La sfida è tra accettare che certi pazzi che pensano di poter sfruttare sempre di più gli altri continuino ad anestetizzare la capacità critica altrui e nostra impedendoci di ribellarci fino a quando la sofferenza estrema farà esplodere violentemente il conflitto sociale e metterà a repentaglio la vita di tutti oppure cominciare ad agire per recuperare la capacità critica delle generazioni, riaddestrandoli anche al conflitto interpersonale e sociale. Per fare questo però bisogna risvegliare noi stessi dal torpore delle coscienze in cui siamo immersi ed aiutare gli altri a fare altrettanto sia sensibilizzandoli ma soprattutto mettendo in ballo la vita stessa nostra e degli avversari, non tanto insidiando la loro incolumità quanto coinvolgendoli anche emotivamente e fisicamente nella presa di coscienza delle conseguenze dei loro atti. Questo può avvenire tramite la cosiddetta "azione diretta", una pratica politica che viene messa in opera con strumenti anche molto diversi tra loro (da quelli violenti a quelli nonviolenti) e di cui però si sta perdendo la conoscenza.
L'alternativa è lo scivolare verso un imbarbarimento dei disequilibri che si fermerà solo quando la sofferenza delle popolazioni le spingerà a ribellarsi, cosa che di solito è avvenuto in maniera violenta e cruenta.
Non basta più mandare email o firmare petizioni e perfino fare scioperi di opinione o partecipare a cortei. Sono metafore conflittuali che hanno senso solo nella misura in cui le parti in gioco hanno coscienza dell'importanza di limitare sul piano simbolico lo scontro per fare in modo che il conflitto non abbia conseguenza nefaste per entrambe i contendenti. Ma in una società in cui l'ignoranza politica delle parti in gioco fa perdere la coscienza dell'importanza dei conflitti simbolici diventa del tutto superfluo rimanere su tale livello quando manifestazioni di centinaia di migliaia di persone vengono ignorate perché banalmente non creano nessun problema, neppure alla semplice possibilità di spostamento dell'avversario o gli scioperi non intaccano di un pelo il suo portafoglio.
"Azione diretta" non è solo il terrorismo o lo violenza dei black block, ma può essere il blocco dei treni che portano armi o anche solo il blocco delle sfilate di auto blu ad inaugurazioni o cerimonie.
Se i potenti pensano di poter ignorare gli altri uomini saranno gli altri uomini che dovranno farsi prendere in considerazione e se non si riuscirà a fare ciò con strumenti efficaci ma incruenti basterà aspettare per vedere scorrere il sangue. Cossiga, il più squallido rappresentante del potere, docet.

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22/03/08

Rischio terroristico e altri rischi

Per aumentare, almeno teoricamente, la sicurezza delle popolazioni occidentali, vengono adottate misure restrittive, anche drastiche, che incidono sui diritti civili. Facendo un piccolo calcolo statistico, dato che la probabilita’ di morire per un attentato e’ dalle 100 alle 1000 volte minore che di morire per un incidente stradale, le misure restrittive relative dovrebbero avere una incidenza analogamente piu’ drastica. In altre parole se ragionassero per gli incidenti stradali come per il terrorismo, i governanti dovrebbero impedire i viaggi su mezzi personali e limitare gli spostamenti sui mezzi pubblici a non piu’ di uno al mese.
Questo è il concetto di fobia: considerare una cosa molto più pericolosa delle altre oggettivamente più pericolose.

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