Per mettersi in mezzo (9)
23/7/09
Anche oggi mi tocca il gate. I bambini sono solo 11, col passare del tempo stanno diminuendo, si vede che non tutti si divertono al summer camp o i genitori li usano per altre incombenze. Spero non sia perché ultimamente le volontarie arabe si sono un po' defilate lasciando agli internazionali l'animazione senza poter parlare in arabo. Nel caso sarebbe meglio fosse perché gli internazionali fanno giochi poco divertenti piuttosto che perché fanno giochi che non piacciono ai genitori dei bimbi. Ma forse questa attenzione sarebbe eccessiva in questo mondo in cui i bambini sono del tutto allo stato brado fino a che non arrivano all'adolescenza e poi vengono incasellati in un mare di regole, obblighi e divieti.
Oggi i due militari a piedi sono un po' meno rigidi e quando Miki li ringrazia fanno anche un sorriso. Finisco il mio compito mandando un messaggio con il numero di bimbi arrivati e la targa della jeep.
Finito il summer camp andiamo sulla collina di fronte alla colonia per controllare che i bambini non abbiano avuto problemi dopo l'attraversamento. Non sempre c'è qualcuno dall'altra parte ad aspettare ma si osserva col binocolo dall'alto della collina. Arriva il primo messaggio per ddire che i bambini sono partiti, poi uno per dire che sono fuori dall'osservazione di chi sta al gate. A quel punto chi sta dal lato opposto manda un messaggio quando vede spuntare i bambini e uno quando sono fuori dal tiro dei coloni. Aspettando sotto il sole cocente mitigato appena dal vento che spazza la cima faccio osservare a Ele che i protocolli forse potrebbero essere migliorati. Per esempio stamattina ho mandato il numero di targa a chi era a controllare dalla parte di Tuba, cosa per loro del tutto insignificante mentre loro non mi avevano comunicato quanti erano i bambini che sarebbero dovuti spuntare lungo la strada per verificare che non se ne fosse perso qualcuno.
Ora dal gate ci comunicano che i bambini sono solo 7 quando stamattina erano 11. Mi domando se i 4 che mancano hanno perso la coincidenza e dovranno farsela a piedi per la strada lunga o se invece è tutto normale e i bambini che mancano restano a dormire con i cugini in qualche casa del villaggio. E comunque penso che questi conteggi dovrebbero essere verifica prima.
Vediamo i bambini correre lungo i capannoni delle galline e poi per un bel po' non vediamo niente. Cominciamo a preoccuparci ma finalmente vediamo sul valico che dista da noi in linea d'aria almeno un chilometro dei puntini che corrono e saltano. Domando cosa potremmo fare da così lontano nel caso ci siano problemi e soprattutto come potremmo sapere che ci sono dei problemi se i bambini non hanno nessun modo per avvertirci di un possibile pericolo, anche solo un drappo rosso da sventolare. Mi rispondono che se vediamo qualche pericolo dobbiamo correre fino a là, 45 minuti a piedi che potrebbero diventare, forse, 30 correndo tra i sassi e le valli. Mi vengono dei dubbi ma mi rendo conto che l'alternativa è fare ogni giorno 1 ora a piedi ad andare e 1 a tornare come quando ci sono andato con Ale e ne vale la pena se poi qualcuno rimane a controllare il pascolo. Comunque mi rimane il dubbio che ci siano ampie possibilità di miglioramento ma per ora me ne sto a osservare e riflettere, sono appena arrivato e non voglio cominciare a rompere. E poi in questo periodo i coloni sono meno attivi, sarà anche il caldo. Ci avviamo verso il villaggio e i miei dubbi vengono confermati. Lungo il sentiero di ritorno incontriamo due dei bambini che probabilmente si sono attardati e che ora stanno facendo la strada lunga che è più defilaa ma passa ugualmente abbastanza vicina alla colonia in alcuni punti. Decidiamo di ritornare nel punto di osservazione a controllare che non facciano brutti incontri ma forse sarebbe meglio se ci fosse una contabilità di chi va e chi viene in modo da evitare simili evenienze.
Oggi Michel e Joy tornando dal controllo del pascolo lungo la bypass road sono stati fermati dalla polizia. Michel è appena arrivato ed è decisamente meno scorbutico degli altri americani. Mi fa vedere la ripresa del controllo dei documenti e fa subito un commento: “Joy was very aggressive”. Poi mi spiega che mentre a lei non volevano dare spiegazioni quando chiedeva perché le prendevano i documenti con lui sono stati molto più cordiali dicendogli che in effetti può stare anche sulla strada senza problemi. Ci siamo fatti due chiacchiere sulla formazione degli americani e mi dice che in effetti lui sta facendo un periodo di prova anche per vedere se il loro approccio è confacente al suo. Dalla sua espressione commentando l'accaduto non sembrerebbe molto, qualcuno che senza motivo aggredisce verbalmente la polizia che chiede i documenti mette inutilmente a rischio se stesso e chi è con lui e questo normalmente è considerato un comportamento irresponsabile.
Per sopportare un po' meglio il caldo intanto che scrivo al computer sono entrato in casa a mi sono messo a torso nudo ma quando tornano gli americani mi sgridano perché potrei scandalizzare eventuali visitatori. Quando faccio presente che mi ero permesso tale libertà perché ero in casa mia la risposta è stata che la porta è aperta e chiunque può entrare. Evito di fare ulteriore polemica, mi rimetto la camicia ma la rabbia che provo è veramente molta. Trovo veramente poco ragionevole questo atteggiamento riguardo al rispetto degli altri. Penso che il fatto che per dimostrare rispetto verso gli altri devono adeguarsi esteriormente alle loro regole sia la dimostrazione che non sono riusciti a dimostrare nella sostanza il loro rispetto agli abitanti del villaggio semplicemente perché non hanno instaurato un rapporto che non si limiti alla formalità. Mi viene il dubbio che in fondo gli abitanti del villaggio usino gli internazionali per i vantaggi che questi portano e che gli internazionali usino gli abitanti del villaggio per soddisfare la loro necessità di gratificazione ma che in effetti tra loro non ci sia un vero rapporto umano. Penso che il rispetto non si dimostra assecondando l'altro nei suoi usi e costumi, ma riconoscendo all'altro la libertà di avere usi e costumi diversi dai miei alla stessa maniera come l'altro rispetta i miei, pur facendo attenzione a non provocare inutilmente la sensibilità dell'altro. Il rispetto o è vicendevole o non è.