Per mettersi in mezzo (15)
29/7/09
Ieri sera non c'era molto vento e l'aria era abbastanza irrespirabile. Alla sera l'aria si riempie del fumo della spazzatura a cui viene dato fuoco, verrebbe voglia di uscire nel fresco dopo il caldo giorno per dare delle belle boccate di aria fresca e invece c'è da tapparsi il naso per la puzza. In genere la gestione dei rifiuti lascia a desiderare. Ieri mattina hanno distribuito ai bambini del summer camp del succo d'uva in confezioni di plastica che sono finite sparpagliate per terra lungo la strada assieme ai relativi cartoni. Quelle che sono state raccolte sono state bruciate la sera nei carrelli/cassonetti distribuiti per il paese. Mi domando cosa sia peggio. Il problema è che un simile sistema di smaltimento è corretto con i materiali propri di questi posti, ma l'inserimento di materiali provenienti dalla colonizzazione culturale rende dannosi i metodi di smaltimento. Se quando l'occidente colonizza il mondo avesse almeno cura di colonizzarlo “a ciclo completo” eviterebbe gli scempi che distruggono l'ambiente degli altri paesi molto più che quelli dell'occidente. Ma la colonizzazione a ciclo completo richiederebbe di comprendere anche i costi accessori che renderebbero meno vantaggiosa la colonizzazione, facendo lievitare quei costi di cui spesso graviamo il resto del mondo perfino per i consumi nostri.
Stamattina alle quattro ho sentito il “muezzin” recitare le preghiere coll'altoparlante della moschea. Penso che abbia anche lui un piccolo generatore portatile. In effetti non ho ancora capito chi sia che parla dalla moschea, iniziando col rituale “Allah akbar”, e non sono neppure sicuro che non sia una registrazione, ma ogni tanto anche di notte vengo svegliato dalle sue invocazioni.
Continua la sequenza di albe che mi accolgono nel nuovo giorno. Stanotte mi sonio messo anche delle calze sulle mani, in modo che restasse scoperta solo la faccia, contando sul suo caratteristico materiale bronzeo. Direi che è stato utile, anche se i pappataci sono riusciti a trovare alcuni varchi tra i vestiti in cui insinuarsi riacutizzando la sensibilità delle bolle.
Con Fra siamo andati sulla collina di fronte ai capannoni delle galline. Se avessimo continuato in direzione di Tuba ci saremmo trovati faccia a faccia con due macchine di coloni che alle sei e mezza del mattino se ne andavano, accompagnati dai bambini, a fare chissà cosa per le colline rocciose deserte. Dalla collina li abbiamo spiati col binocolo e non eravamo gli unici. Poco lontano da loro c'erano anche un gruppo di tre gazzelline che brucavano un po' in tensione, girandosi ogni tanto nella loro direzione per controllare che non si avvicinassero. Non è una bella vita sentirsi braccati per la sola presenza di una persona nei dintorni. Più passa il tempo e più mi chiedo che senso abbia venire su questa collina per controllare da mezzo chilometro di distanza il passaggio dei bambini. Se dovesse succedere qualcosa l'unica cosa che potremmo fare è stare a vedere i bambini che scappano gridando e prendere nota dell'ora a cui ciò succede. Eppure mi pare che anche agli americani vada bene così. Me ne farò una ragione.
Le gazzelle non sono l'unica presenza selvaggia che ho incontrato in questi giorni. Quasi ogni giorno vedo qualche lepre che all'ultimo momento schizza di corsa fuori dalla sua tana quando mi avvicino. L'altro giorno, intanto che cercavo i pastori ho intravisto una coppia di volpi. Lo stesso giorno ho incontrato un rettile che saltava da una roccia all'altra con un forma tra il camaleonte e il varano piccolo. Le più graziose però sono queste piccole gazzelle che vanno a gruppetti pronte a fuggire al primo segno di pericolo.
Anche oggi abbiamo dovuto chiamare per richiedere la scorta che non arrivava. I bambini erano 11, preceduti di poco sul passo da due greggi e una coppia di cammelli.
Al summer camp oggi è stato giorno di grande trasgressione. Alla fine come al solito i ragazzi si sono messi a ballare la “dabke”, la danza guerriera che viene riproposta ad ogni occasione, ma questa volta prima hanno invitato anche noi maschi internazionali e poi, incredibile a dirsi, le ragazze si sono date la mano e hanno invitato le donne internazionali. Così, usando gli internazionali come scusa, è stato scardinato il tabù che prevede che solo i maschi possono danzare la dabke mentre le donne stanno a guardare cercando di trattenersi a dal muoversi a ritmo di musica. Ma il massimo si è raggiunto quando maschi e femmine si sono trovati a danzare di fronte. Le ragazze erano radiose e continuavano a ballare nonostante avessero il velo attorno ai capelli completamente madido. Ad un certo punto i piccoli di Tuba, stufi di stare a guardare, ci hanno chiesto di ripartire e così abbiamo lasciato i più grandi ad intrecciare sguardi e strette di mano un po' proibite.
Al gate i bambini erano 12, uno più di stamattina. Mistero. La scorta era di nuovo in ritardo ma la cosa bella è stata che quando hanno riconosciuto il soldato presente, i bambini ci hanno chiesto la bottiglia dell'acqua che si sono fatti riempire dalla tanichetta che usano i soldati della jeep. Noi, malfidenti, abbiamo subito pensato potesse essere avvelenata, ma poi il soldato, dopo aver riempito la bottiglia, ne ha bevuto anche lui e ci siamo rassicurati. Fra era stupito di tale gesto di gentilezza, io ogni giorno di più mi domando che cosa passi per la mente delle persone che vivono in questo posto.
Uno dei passeracei che erano nel nido i cui genitori ci svegliano con un gran baccano la mattina è caduto dal nido. Non sa ancora volare, dopo poco arriva a terra. Quando è arrivato, un passero adulto è andato a sfamarlo anche da per terra. Ho provato a rimetterlo in alto in modo che non se lo mangi qualche gatto. E' lì, si è messo in bilico su un travetto del tetto. Il passero adulto si è di nuovo messo a dargli da mangiare nonostante lo avessi toccato io, ma non sono sicuro che sopravviverà..
Prima di cena arriva Sam con una focaccia alle cipolle squisita che ha recuperato da qualche abitante del villaggio. E' la cosa più vicina alla focaccia con le cipolle genovese che io abbia mangiato. Solo che qui non è fatta al forno ma su lamiere scaldate al fuoco di legna.
Ieri sera non c'era molto vento e l'aria era abbastanza irrespirabile. Alla sera l'aria si riempie del fumo della spazzatura a cui viene dato fuoco, verrebbe voglia di uscire nel fresco dopo il caldo giorno per dare delle belle boccate di aria fresca e invece c'è da tapparsi il naso per la puzza. In genere la gestione dei rifiuti lascia a desiderare. Ieri mattina hanno distribuito ai bambini del summer camp del succo d'uva in confezioni di plastica che sono finite sparpagliate per terra lungo la strada assieme ai relativi cartoni. Quelle che sono state raccolte sono state bruciate la sera nei carrelli/cassonetti distribuiti per il paese. Mi domando cosa sia peggio. Il problema è che un simile sistema di smaltimento è corretto con i materiali propri di questi posti, ma l'inserimento di materiali provenienti dalla colonizzazione culturale rende dannosi i metodi di smaltimento. Se quando l'occidente colonizza il mondo avesse almeno cura di colonizzarlo “a ciclo completo” eviterebbe gli scempi che distruggono l'ambiente degli altri paesi molto più che quelli dell'occidente. Ma la colonizzazione a ciclo completo richiederebbe di comprendere anche i costi accessori che renderebbero meno vantaggiosa la colonizzazione, facendo lievitare quei costi di cui spesso graviamo il resto del mondo perfino per i consumi nostri.
Stamattina alle quattro ho sentito il “muezzin” recitare le preghiere coll'altoparlante della moschea. Penso che abbia anche lui un piccolo generatore portatile. In effetti non ho ancora capito chi sia che parla dalla moschea, iniziando col rituale “Allah akbar”, e non sono neppure sicuro che non sia una registrazione, ma ogni tanto anche di notte vengo svegliato dalle sue invocazioni.
Continua la sequenza di albe che mi accolgono nel nuovo giorno. Stanotte mi sonio messo anche delle calze sulle mani, in modo che restasse scoperta solo la faccia, contando sul suo caratteristico materiale bronzeo. Direi che è stato utile, anche se i pappataci sono riusciti a trovare alcuni varchi tra i vestiti in cui insinuarsi riacutizzando la sensibilità delle bolle.
Con Fra siamo andati sulla collina di fronte ai capannoni delle galline. Se avessimo continuato in direzione di Tuba ci saremmo trovati faccia a faccia con due macchine di coloni che alle sei e mezza del mattino se ne andavano, accompagnati dai bambini, a fare chissà cosa per le colline rocciose deserte. Dalla collina li abbiamo spiati col binocolo e non eravamo gli unici. Poco lontano da loro c'erano anche un gruppo di tre gazzelline che brucavano un po' in tensione, girandosi ogni tanto nella loro direzione per controllare che non si avvicinassero. Non è una bella vita sentirsi braccati per la sola presenza di una persona nei dintorni. Più passa il tempo e più mi chiedo che senso abbia venire su questa collina per controllare da mezzo chilometro di distanza il passaggio dei bambini. Se dovesse succedere qualcosa l'unica cosa che potremmo fare è stare a vedere i bambini che scappano gridando e prendere nota dell'ora a cui ciò succede. Eppure mi pare che anche agli americani vada bene così. Me ne farò una ragione.
Le gazzelle non sono l'unica presenza selvaggia che ho incontrato in questi giorni. Quasi ogni giorno vedo qualche lepre che all'ultimo momento schizza di corsa fuori dalla sua tana quando mi avvicino. L'altro giorno, intanto che cercavo i pastori ho intravisto una coppia di volpi. Lo stesso giorno ho incontrato un rettile che saltava da una roccia all'altra con un forma tra il camaleonte e il varano piccolo. Le più graziose però sono queste piccole gazzelle che vanno a gruppetti pronte a fuggire al primo segno di pericolo.
Anche oggi abbiamo dovuto chiamare per richiedere la scorta che non arrivava. I bambini erano 11, preceduti di poco sul passo da due greggi e una coppia di cammelli.
Al summer camp oggi è stato giorno di grande trasgressione. Alla fine come al solito i ragazzi si sono messi a ballare la “dabke”, la danza guerriera che viene riproposta ad ogni occasione, ma questa volta prima hanno invitato anche noi maschi internazionali e poi, incredibile a dirsi, le ragazze si sono date la mano e hanno invitato le donne internazionali. Così, usando gli internazionali come scusa, è stato scardinato il tabù che prevede che solo i maschi possono danzare la dabke mentre le donne stanno a guardare cercando di trattenersi a dal muoversi a ritmo di musica. Ma il massimo si è raggiunto quando maschi e femmine si sono trovati a danzare di fronte. Le ragazze erano radiose e continuavano a ballare nonostante avessero il velo attorno ai capelli completamente madido. Ad un certo punto i piccoli di Tuba, stufi di stare a guardare, ci hanno chiesto di ripartire e così abbiamo lasciato i più grandi ad intrecciare sguardi e strette di mano un po' proibite.
Al gate i bambini erano 12, uno più di stamattina. Mistero. La scorta era di nuovo in ritardo ma la cosa bella è stata che quando hanno riconosciuto il soldato presente, i bambini ci hanno chiesto la bottiglia dell'acqua che si sono fatti riempire dalla tanichetta che usano i soldati della jeep. Noi, malfidenti, abbiamo subito pensato potesse essere avvelenata, ma poi il soldato, dopo aver riempito la bottiglia, ne ha bevuto anche lui e ci siamo rassicurati. Fra era stupito di tale gesto di gentilezza, io ogni giorno di più mi domando che cosa passi per la mente delle persone che vivono in questo posto.
Uno dei passeracei che erano nel nido i cui genitori ci svegliano con un gran baccano la mattina è caduto dal nido. Non sa ancora volare, dopo poco arriva a terra. Quando è arrivato, un passero adulto è andato a sfamarlo anche da per terra. Ho provato a rimetterlo in alto in modo che non se lo mangi qualche gatto. E' lì, si è messo in bilico su un travetto del tetto. Il passero adulto si è di nuovo messo a dargli da mangiare nonostante lo avessi toccato io, ma non sono sicuro che sopravviverà..
Prima di cena arriva Sam con una focaccia alle cipolle squisita che ha recuperato da qualche abitante del villaggio. E' la cosa più vicina alla focaccia con le cipolle genovese che io abbia mangiato. Solo che qui non è fatta al forno ma su lamiere scaldate al fuoco di legna.
Etichette: ambiente, inquinamento, palestina